Verso la fine del Duecento il giudice bolognese Pier De Crescenzi ritornò nella sua città natale dopo avere vissuto per circa trent'anni in vari centri dell'Italia centrale e settentrionale, dove aveva operato in qualità di consigliere o assessore al servizio di diversi podestà o come magistrato professionista (per esempio ad Asti, in Piemonte).
Si era allontanato da Bologna per non lasciarsi coinvolgere - come scrisse - nella "perversa divisione" della città, cioè negli scontri politici tra opposti gruppi familiari, culminati nella persecuzione della parte ghibellina, alla quale De Crescenzi apparteneva. Una volta a Bologna, all'età di settant'anni, si ritirò in una sua tenuta di campagna e portò a compimento un'ampia trattazione sull'agricoltura che aveva iniziato da tempo, dopo essere rimasto affascinato dalle pratiche agricole dei contadini delle diverse regione d'Italia.
L'opera, ultimata nel 1305, ebbe una diffusione immediata negli ambienti colti e fu tradotta presto in volgare toscano e poi in numerose lingue europee: al grande successo del trattato contribuirono senza dubbio il carattere umanistico e letterario e il fatto di essere stata redatta con un metodo essenzialmente compilativo, ordinando cioè una serie di citazioni, ampi estratti e riassunti dalle opere degli autori latini (Catone, Varrone, Virgilio, Columella, Palladio) e dei filosofi medievali (soprattutto Avicenna e Alberto Magno). In sintesi la sua opera, a dispetto del titolo - Liber ruralium commodorum, che si potrebbe tradurre con "Trattato pratico di agricoltura" - non ha un carattere strettamente agrario: è piuttosto una compilazione di tipo scientifico dove trovano largo spazio l'enunciazione delle proprietà medicinali dei prodotti, il resoconto di fenomeni singolari o curiosi, le esperienze pratiche di agricoltori contemporanei, l'elencazione di specie vegetali e animali indipendentemente dalla loro rilevnza per la vita rurale. Nonostante la sua dimensione detteraria e compilativa, l'opera rappresenta una fonte preziosa non solo per la storia della cultura scientifica e dell'erudizione in Italia, ma anche per la storia delle campagne tra il XXIII e il XIV secolo.
L'inizio del Ruralium commodorum libri XII di Pier de Crescenzi
Traduzione italiana stampata nel 1490
Il giudizio sul valore dell'opera è controverso: critici autorevoli rilevano che Crescenzi manca di spirito sperimentale e più che descrivere fenomeni osservati personalmente costruisce un universo di concetti obbedienti ai canoni di un aristotelismo ormai privo di vitalità. Per la stesura del testo relativo alle piante e agli animali domestici attinge largamente alle fonti antiche, tra cui Varrone, Columella, Palladio, nonchè ad Alberto Magno.
Il trattato ebbe una grande fortuna: fu tradotto in italiano da un anonimo toscano nel XIV secolo (prima edizione: 1478), poi in francese, inglese e tedesco per un totale di 64 edizioni. In suo onore Linneo istituì il genere botanico Crescentia.